lunedì 21 luglio 2008

sabato 19 io el nano al cesano


































cera una volta 2 fori de testa..............

e poi siamo andati a far un giretto tanto x completare la giornata, nella pista privata del mio amico federico (di Corinaldo)

il problema è che non è una favola..

venerdì 18 luglio 2008

18.07.2008 GIAMPIERO PAGLIOCHINI: CONSIDERAZIONI E NUMERI DEL VIAGGIO.


Lo splendido viaggio di Giampiero arriva alla sua conclusione. Ecco le sue considerazioni finali ed i numeri del viaggio.
Tempo tiranno alla partenza. Io e Andrea abbiamo contattato personalmente l’agenzia in Pakistan per avere l’invito del visto ed in Cina, è stata dura, ma gli eventi erano dalla nostra. Vorrei ringraziare la società “Tremme” nella persona del Sig. Stefano che ha curato la spedizione delle moto, il Sig. Nardoni della “Gs Air” per l’organizzazione del volo ed i preziosi consigli, la Sig.ra Ivana dell’agenzia “Fuorirotta”, se c’è una persona che fa miracoli Lei lo è. Ricordo che abbiamo ritirato i passaporti la sera prima della partenza ed avuti i carnet dal Sig. Stefano la mattina stessa in aereoporto a Fiumicino. Tutto al limite ma sicuri di noi stessi. Passiamo alle moto. Del 990 non c’è nulla da aggiungere, più che una realtà, a parte l’inconveniente della pompa non di certo imputabile a KTM. Il 690 Enduro non so in quanti, tranne KTM ed il sottoscritto, avrebbero scommesso sulla riuscita della “motina”, a questo punto “motona”. “Quello che non c’è non si rompe”. E’ una famosa frase di Henry Ford e, a mio parere, calza a pennello per il 690. Essenziale, con quello che occorre ma con compenentista di prima qualità. Delle sospensioni già si sa. Quello che mi ha impressionato sono le due leve del manubrio. Una frizione dolce e sensibile, un freno anteriore da invidia delle migliori Super Motard. Per non parlare dell’accoppiata sella-serbatoio; qualcuno tempo fa mi disse di portarne uno di scorta, magari mettendolo sulle spalle come zaino. Si sbagliavano!! Normale tornare sulla battuta dell’Angelus del Papa, altre case l’adottano da anni e nessuno dice nulla, lo fa KTM e gli iettatori salgono sul piedistallo. Passiamo alla chicca di questa moto, il motore. Devo dare atto che in KTM hanno creato un bel gioiello, potente, grintoso, inesauribile nell’erogazione. Laddove il vecchio e blasonato LC4 dava il massimo questo seguita a spingere e lo fa senza esitazione. A tratti ho persino fatto fatica a capire la differenza con il bicilindrico, anche perchè di vibrazioni zero assoluto. Funzionale il Timer per la regolazione dell’accensione, facile da usare, altrettanto utile nella scelta dell’erogazione. Usato in posizione zero per 4000 km, successivamente portato a 3 e poi 2 in Grecia, dove usando benzina a 100 ottani mi sono veramente divertito. Di consumi ne ho già parlato ma ho voluto fare un ulteriore prova. In autostrada, dopo Ankara, ho fatto il pieno, poi 60 km a 130 e dinuovo benzina. Più di 22 con un litro, sincero come sempre. Avevo una latta da 5 Lt Acerbis nella valigia, riempita in Pakistan l’ho svuotata solo in Tagikistan, praticamente l’autonomia mi ha permesso di non averne alcuna necessità. Ricordo che tra Iran, Turchia e Grecia, dove frequenti erano i lunghi rettifili (circa 4000 Km), il motore ha girato sempre tra i 5000 e 6000 giri, olio mai rabboccato, bonta’ anche del prodotto usato, il Motorex Power Cross 10-60. Ringrazio Acerbis per il vestiario. Parte dei prodotti li avevo usati l’anno passato ma gli stivali Profile X-Tight, una sola fibia tradizionale, se sulla prima ti lasciano con qualche interrogativo fanno invece della funzionalità l’arma vincente. Cosa dire invece delle ginocchiere Impact Evo. I timori per il mio ginocchio rotto nel precedente viaggio mi hanno fatto scegliere questo prodotto, ne sono entusiasta sia per la funzionalità che per l’ergonomicità. Un elogio al gruppo trasmissione fornito da Regina, mai registrato la catena solo lubrificata dopo loff-road dei paesi asiatici. Ed ora KTM Italia un “covo di gente appassionata che va in moto anche il primo dell’anno”. Da persone così non puoi che aspettarti massima disponibilità, di cui sono grato. Mi ripeto, essere gratificati è sempre un immenso piacere. Da parte mia metto tutto me stesso per ricambiare tanta fiducia. Ringrazio Arnaldo Nicoli sempre disponibile, sempre positivo e, non per niente, sempre a dispensare preziosi consigli. Mi sento veramente onorato, come persona e motociclista, di avere un maestro di questo livello. I numeri del viaggio. Nove paesi attraversati (uno in più per Andrea, Afghanistan). 10326 km percorsi, nessuna foratura e nessun cambio di pneumatici. Effettuati 2 cambi di olio e filtri, uno dell’aria. Superati 7 passi oltre i 4000 Mt (un bel record). Ringrazio tutti quelli che dai forum hanno seguito questa avventura, elogiando sia me che Andrea, speriamo di avervi coinvolto fino in fondo. . Ultima cosa, se qualcuno fosse intenzionato a ripercorrere questo itinerario, contattatemi senza esitazione, massima disponibilità a fornire tutte le indicazioni.. Grazie a tutti Giampiero

giovedì 17 luglio 2008

LA TRIBU' DINKA ALLO SCORPIONTREFFEN


cominciava a calare la nebbia........ ma non nell'ambiente

Nuovi amici conosciuti al raduno


per le vie del centro la birra era tanta e fredda campeggio
luca come al solito ci insegna...........
faccia soddisfatta
le moto al centro erano veramente tante



ape del motoclub 46 con motore 2000 cc. che casino!!!!!!!!!!!



ingresso alla festa


siamo appena arrivati
come sopr

sabato 12 luglio 2008







08.07.2008
GIAMPIERO PAGLIOCHINI IN VIAGGIO LUNGO LA VIA DELLA SETA.
Un nuovo reportage dal cuore dell'India. Il viaggio del nostro Giampiero lungo la Via della Seta non è che all'inizio.
Ecco un nuovo reportage dal cuore dell’Asia. Il viaggio lungo la Via della Seta non è che all’inizio e, grazie al nostro Giampiero Pagliochini, posiamo riviverne le sensazioni in tempo reale. Non rimane altro che goderci queste poche righe e, per quanto possibile, farle nostre. “SufiKar discute animatamente con i suoi collaboratori. C'è da dividere una torta e, in classico stile orientale, tutto diventa contrattazione. Finalmente lasciamo alle spalle la dogana dopo due giorni di trafile burocratiche e richieste fuori luogo come i 500 euro subito rimangiati dopo una foto con minaccia di intervento della polizia. Lahore è nel caos già di mattino. Imbocchiamo l'autostrada per Islamabad, al casello la poliziotta non ha dubbi, le moto non hanno accesso e così non resta he prendere la normale. Sautordin ci attende a Zero Point, una sorta di confluenza della rete viaria della capitale. Fa caldo. Alle 20 appuntamento per la cena che consumiamo all'aperto in un ristorante afghano. E' l'occasione per capire cosa fare sulla Karakorum, strada che porta in Cina, un caleidoscopio di etnie, almeno cinque sono le lingue parlate e altrettante le etnie presenti. L'indomani imbocchiamo la KKH. Quando arriviamo a Besham tutto da l'idea del caotico, non c'è energia elettrica, per strada tanta confusione, e noi esaminati dalla testa ai piedi. Tutti mi sembrano Talebani; stesse barbe, uguale modo di vestire, di sicuro un idea distorta che mi porto dietro, ma così è. Dopo Besham costeggiamo l'Indo, uno tra i fiumi più antichi della storia, una forza della natura; d'altra parte i luoghi da dove nasce hanno dalla loro le montagne più alte del mondo. Ogni sosta diventa l'occasione per scambiare idee; cordialità e ospitalità sono abitudini radicate. Ciò che ci affascina di più sono i camion, un icona della KKH, dipinti con figure di vita quotidiana, hanno dalla loro ornamenti da veri atelier. Gilgit ci accoglie con un temporale estivo. L'hotel Continental sarà per due giorni il nostro riferimento con un guardiano che puntualmente ci lustrerà le moto. Al mattino diventa indispensabile capire cosa ha scritto l'agenzia cinese dato che le notizie a nostra disposizione sono limitate. Il passaggio della torcia olimpica, guarda caso sulla stessa strada che dobbiamo percorrere, ha bloccato le autorizzazioni da parte delle autorità. Se non fosse per le testardaggine nel voler andare avanti ci sarebbe da chiedersi chi ce lo fa fare ma anche questo è il viaggio. Tornati in albergo seguiamo la parallela del KKH per la valle della Naltar Valley. La strada si inerpica tra le gole strette del fiume Gilgit, siamo in fuoristrada, sopra di noi svettano gli imponenti ghiacciai. Dopo il paese ed il relativo controllo dei militari, il tragitto si fa più impegnativo. Attraversando un guado l'acqua arriva sino al motore, poi la strada si riduce ad un pietraia, finalmente giungiamo al lago, con le sue acque turchesi e sullo sfondo le cime innevate, sembra un paesaggio alpino ma siamo in Pakistan. E' sera quando rientriamo a Gilgit. Ho finalmente verificato le doti in fuoristrada della 690, una mountainbike con un motore prepotente ma parco nei consumi, sulla KKH ho percorso 25 km con un litro. Lasciamo Gilgit per Karimabad, ora la KKH si fa più interessante, passaggi spettacolari, sullo sfondo le montagne dominano incontrastae con i loro ghiacciai perenni e poi lui, l'Indo onnipresente. Karimbad è stato per secoli il regno Huinza. Oggi, quello che resta di un passato glorioso, è il castello che sovrasta la cittadina, come tiene a precisare la guida in puro stile tibetano. Purtroppo le notizie dell'agenzia cinese non sono delle migliori, ogni giorno c'è una novità e mai una certezza. Decidiamo comunque di lasciare il Pakistan, superare il Kunjurab Pass per poi arrivare alla frontiera. Di mattino presto lasciamo Karimabad, dopo cinque ore giungiamo al Khunjerab, 4730 Mt, il passo piu’ alto del mondo; nevica, poi due km e la frontiera cinese ma e’ un’altra storia.” “Ci siamo lasciati da Kasghar ma non ho ancora raccontato le difficoltà doganali. Dal confine a Tashgorgan scortati da un militare ed in compagnia di una jeep con turisti cinesi. La nostra guida ci aspetta in dogana dove gli addetti controllano il tutto con fiscalita’, misurazione della temperatura corporea compresa. Poi accade l’incredibile. Per uscire dalla dogana la nostra guida è costretta a noleggiare un piccolo camion, dobbiamo caricare le moto. Solo dopo 2 km, al primo distributore, possiamo scaricare le moto e rimettirci finalmente in viaggio. Un giornata dedicata al mercato di Kasghar per poi l’indomani puntare diretti verso la frontiera, naturalmente in compagnia della guida. Presso la dogana di Irkestan l’addetto ai passaporti si ricorda di me passato ormai due anni fa, Andrea ne è testimone; certo una Kappa non passa inosservata. Poi la frontiera Kirghisa, sempre sgangherata. Il tempo di salutare e via verso Sary Tash. Siamo in off-road, che il divertimento abbia inizio. Le distese immense che si perdono all’orizzonte focalizzano i nostri occhi, Andrea si esalta. Giungiamo a Sary Tash e troviamo dove riposre. Ci propongono un qualcosa che certo non possiamo accettare; praticamente quattro metri quadri di terra con immondizia ovunque. Fortunatamente abbiamo un nome, Endeshe Ashyrov, qui troviamo camere dignitose e un piatto caldo. Al mattino puntiamo le ruote verso il Tagikistan, la M41, l’autostrada del Pamir, dopo la Karakorum è la seconda strada piu’ alta del mondo. Certo il termine autostrada va un po largo ma i russi, al tempo della grande Unione Sovietica, nell’enfasi della comunicazione, ne esaltarono la grandiosita’. Se la Karakorum ci aveva affascinati, la Pamir ti fa sentire veramente sul tetto del mondo. I panorami sono vere e proprie cartoline naturali. Superata la frontiera Kirghiza saliamo verso il passo Kyzyl-Art, 4282 mt, dove fanno bella figura un disegno del Tagikistan e la pecora di Marco Polo, la cui caratteristica e’ quella di avere le corna. Siamo nel corridoio del Wakaham, dove anche il veneziano rimase colpito dalle bellezze naturali del luogo, ed a seguire la frontiera Tagika. Sono due ore che viaggiamo e non abbiamo incontrato ancora nessuno. Arriveremo solo in tarda serata a Murghab, e non avremo incontrato più di tre mezzi. Paese che vai stranezze che trovi, ma non sono Tagike bensi’ Cinesi. Il confine tra i due stati corre per km e i Cinesi hanno piantato un infinita’ di pali e filo spinato. Questo per tutta la linea di confine. In lontananza ci appare una macchia turchese dove si specchiano le montagne innevate; e’ il lago Kara Koul, nome identico a quello cinese ma di dimensioni piu’ grandi. Formatosi dopo la caduta di un meteorite piu’ di 10000 anni fa’, è, con i suoi 3970 mt, il lago piu’ alto dell’Asia, per lo piu’ salato. Superato il passo Ak- Baintal (cavallo bianco), 4655 mt, giungiamo a Murgab. Con alle spalle Murgab il paesaggio ricalca quello dei giorni precedenti, fa freddo e ogni tanto qualche presenza umana. Viene da chiedersi come si possa vivere senza tutti i nostri confort, non c’e’ energia, l’acqua e’ quella che scorre dai monti, un’ altro mondo. Se si dovesse dare un interpretazione del crollo dell’ex Unione Sovietica, il Tagikistan ne e’ la cartina tornasole; le strade sono un disastro e non parlo dei luoghi sperduti della Pamir Road, ma di quello che incontreremo fino a Dushanbe’, la Capitale. Le stazioni di servizio non sono altro che vecchie pompe preistoriche dove la benzina si vende a bottiglie o a secchi, solo 80 ottani; per fortuna che KTM consiglia non piu’ di un pieno con questa benzina, ne avro’ fatti piu’ di dieci. Uno stato cuscinetto a difesa dalla Cina e l’Afghanistan, cartelli sinistri parlano della presenza di zone minate ma malgrado ciò la gente e’ cordiale, mai ostile, una ragione in piu’ per dire che i sovietici hanno comesso errori che solo con gli anni si pianificheranno. E’ sera quando sostiamo a Kailychum in un hotel della fondazione Aga Khan. L’Afghanistan per giorni e’ il nostro dilemma; abbiamo il visto ma il ritardo accumulato non lascia molto spazio, considerando le date dei visti dei paesi a venire. A Dushanbe’ tiriamo le somme. Andrea, che lavora a Kabul, ha un debito con se stesso, una promessa fatta di arrivare a Kabul. I suoi amici l’aspettano in frontiera dal mattino, un andata e ritorno in 2 giorni con l’incognita dell’autorizzazione per l’entrata delle moto, che per certo so che occorre. Non e’ una ritirata ma personalmente non rientra nelle mie idee una toccata e fuga. Andare a Kabul per dormire e poi partire lo vedo un rischio inutile. Lui va, io resto e proseguiro’ l’indomani per l’itinerario iniziale. A sera mi giunge un messaggio ”bloccato in frontiera afghana per domani dovrei avere l’autorizzazione per la moto”, incrocio le dita, tanta temerarieta’ va premiata. Da Dushanbe Capiatale del Tagikistan e’ tutto A presto Giampiero

venerdì 11 luglio 2008

DINKA: chi siamo e quanti siamo


allora ragazzi...............

è arrivato il momento di farvi sentire..


cosi sappiamo anche quanti siamo, di dove siamo, e come prenderci.



lasciate il vostro nome, (una piccola descrizione di voi e della vostra moto)

il vostro numero di c..... e una e-mail.

vedete voi cosa...... conosciamoci.

ciao ciao..

Motoclub DINKA

NOI COME IL VENTO ANDIAMO FIERI, AQUILE LIBERE SENZA PENSIERI, STRADE TORTUOSE, CAMPAGNE FIORITE, PASSI DI MONTAGNA CON VETTE INNEVATE.
SUI NOSTRI DESTRIERI FATTI DI METALLO, SEMBRIAMO GUERRIERI SUL PROPRIO CAVALLO E COME GUERRIERI FACCIAM GUERRA ALLA NOIA, CON MANGIATE E BEVUTE VIVENDO CON GIOIA. SGOMMATE BESTIALI E GARE FOLLI NON SONO DA NOI, SON ROBA DA POLLI,
MA SE PROPRIO UN GIORNOI DOBBIAM GAREGGIARE, QUELLA PER LA VITA ANDIAMO A FARE, AUGURO A OGNUNO DI NOI CHE VINCA: NOI SIAMO BIKERS:
LA TRIBù DEI DINKA.



ragazzi questo è il nostro pensiero.
lasciate il vostro commento e fatevi sentire.

In vendita



volante sportivo della simoni racing € 70 casco Jet della JFM taglia 61, nuovo, € 40





borsa da serbatoio x moto con il serbatoio non di metallo. sdoppiabile, nuova, € 130



Casco NOLAN N-COM, taglia L,

con predisposizione per interfono blue-thoot, colore nero lucido, usato 2 mesi. lo vendo perchè ho cambiato la moto. x info 3926439568.